Niente concerto oggi. Venerdì scorso c’è stato un bel Schumann da camera con Salvatore Accardo, Bruno Canino, Rocco Filippini, Francesco Fiore, Laura Gorna.
Accardo, Canino e Filippini sono grandi maestri ed è impossibile dire di di loro qualcosa che non sia già detto. Francesco Fiore (viola) non lo conoscevo ed è stato una piacevole sorpresa. Ma volevo parlarti d’altro: ad esempio, gli spartiti.
La girapagine di Canino è dovuta intervenire a due mani per girare certe pagine, tanto erano sbrindellate e consunte. Francamente, e con tutto il rispetto, lo spartito sembrava appena raccolto dalla spazzatura. Va bene affezionarsi, va bene che ti ha visto crescere, ma insomma cambiarlo ogni venti anni non sarebbe così sbagliato…
Gli archi non avevano assistenza, dovevano girar pagina da soli. Sai come a volte non hanno molto tempo, una frazione di secondo appena; sai come molti si preparano prima, piegando un poco l’angolo inferiore destro di certe pagine “critiche”, per riuscire poi a prenderle al volo? Beh, Fiore ha girato al volo una pagina che gli è caduta per terra! Terrore in sala. Lui ha cercato di continuare a leggere, ma il foglio era girato dalla parte sbagliata, e lui si è proprio dovuto fermare per chinarsi a riprenderlo. Gli altri hanno continuato a suonare impassibili, ma poi alla fine del movimento sghignazzavano impietosamente.
In effetti Fiore non aveva uno spartito vero e proprio, ma una collezione di foglietti volanti, fotocopie, giunzioni con lo scotch… mancavano solo i post-it.
Non dico di fare come la orchestre del Nord Europa, con i raccoglitori a fogli mobili, tutti dello stesso colore con dentro le cartelline di plastica trasparente, ma insomma, un minimo di organizzazione no?
D’altra parte tanti anni fa Maria Tipo si era presentato con uno spartito nuovo di pacca, che non solo non era mai stato aperto prima, ma che proprio non voleva rimanere aperto sul pianoforte. La Tipo gli rifilava continue manate, ma non c’era niente da fare. Noi si è sofferto insieme a lei per tutto il concerto.