Bacchetti e Pompili al Conservatorio di Milano

Largo ai giovani: Andrea Bacchetti ed Enrico Pompili erano ieri sera alla Sala Verdi con mezzo concerto a testa, e con il seguente programma:

Johann Sebastian Bach

Suite francese n. 5 in sol maggiore BWV 815

Suite Inglese n. 4 in fa maggiore BWV 809

pianista: Andrea Bacchetti

Franz Liszt

Dai 6 Studi da Concerto: Mormorio della Foresta, La Leggierezza

Parafrasi del Rigoletto

Rapsodia Ungherese n.2

pianista: Enrico Pompili

Bacchetti assomiglia sempre di più a Woodstock dei Peanuts. Siccome si era dimenticato il programma, ci ha fatto tre suites invece di due. Poi per fortuna si è limitato nei bis.

Ti dirò che le suites, sia quelle francesi che quelle inglesi, sono in testa ai miei preferiti. Ma che l’esecuzione di ieri non mi è piaciuta per niente: l’ho trovata molto meccanica, addirittura un poco legnosa all’inizio, e in generale mi pare che questa musica contenga molte più sfumature di quante ne abbia tirate fuori Bacchetti. Per essere gentile potrei dirti che non ha studiato. “Il ragazzo è capace ma non si impegna abbastanza”, dicevano di me a scuola…

Certo che Bach è terribile: se le note non sgorgano naturali, se appena si nota la tecnica, ecco che svanisce tutto l’incantesimo e la musica non funziona più: che è appunto quello che è successo ieri sera. Pubblico in visibilio e applausi scroscianti, perchè Bacchetti è simpatico comunque.

Pompili invece ha presentato un programma certo più corto e più accattivante, ma aveva studiato. La liquidità degli Studi, il Rigoletto a la Liszt, la celeberrima rapsodia (ormai indissolubilmente legata a Tom e Jerry), tutta musica che è venuta fuori bene, con sensibilità e sentimento, e mi è piaciuta assai (riscattando quindi la prima parte). Nonostante l’ora tarda, applausi convinti e tifo da stadio da parte della mamma di Pompili seduta dietro di me.