di mestiere faccio il target – diapositive da 4 a 8

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Ovvero: le mie ossessioni

Sarebbe mostruoso se io chiedessi indietro a mio figlio i soldi spesi per lui, e sarebbe ancora più mostruoso se lui me li volesse ridare. Per me il confine tra gli affetti e gli amici da una parte, e il resto del mondo dall’altra, è dato dal denaro.

La nascita dei blog alla fine dello scorso secolo è stata da me vissuta come una liberazione dalla pressione della società dei consumi, mi permetteva di concentrarmi sui rapporti interpersonali non commercializzati. Da subito ho avuto la fissa di inserire nel mio blogroll solo esseri umani con nome e cognome; più tardi con Twitter non solo ho deciso di seguire solo persone identificabili come tali, ma ho anche bloccato sistematicamente tutte le sottoscrizioni di bot, fake, anonimi, aziende. Su Twitter, FriendFeed e Facebook ho creato liste e seguo attivamente solo gli “amici personali”, ovvero le persone che riconoscerei per strada e con cui mi fermerei a fare due chiacchiere.

Insomma il web è per me il soprattutto il luogo delle relazioni. Il web è anche il luogo del commercio, ovviamente, ma in rari momenti da me accuratamente scelti.

di mestiere faccio il target – diapositive 2-3

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Ovvero: l’indottrinamento

Durante la discussione seguita al mio intervento, Gianluca ha commentato che “la pubblicità è per gli stupidi”; un altro ha aggiunto “è per chi non sa fare le ricerche su Google”. Io penso che la pubblicità sia per gli ingenui.

Oggi la pressione pubblicitaria non è affatto diminuita. La mente ingenua e recettiva del bambino americano medio si becca 40.000 pubblicità all’anno: a tre anni riconosce già 100 marchi, e a 10 anni ne riconosce da 300 a 400.

La pubblicità non fa presa su noi adulti smaliziati, ma certamente lascia un imprinting sui bambini al cui confronto i balilla e le guardie rosse erano dei poveri dilettanti. La nostra società dei consumi li plasma a sua immagine.

E’ un peccato perché la loro enorme capacità di imparare, che con gli anni si perde, potrebbe essere meglio alimentata. Non dico di fare come Johann Sebastian Bach che a tre anni copiava musica per il padre (e guarda te come è venuto su bene). Ma insegnare loro una seconda lingua, uno strumento musicale, un’arte? Iscriverlo a un Coder Dojo?

di mestiere faccio il target – diapositiva 1

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Ovvero: come mia madre scoprì che sapevo leggere

Avevo tre anni. Passeggiavo mano a mano con lei per un viale di Buenos Aires. Mi fermai di botto e tutto orgoglioso esclamai: “CAMPARI!”. Era la scritta in cima a un palazzo. Lei non l’aveva notata, io sì.

Sono nato e cresciuto nell’era della comunicazione di massa. A sei anni ci siamo trasferiti a Milano e il mio programma preferito era Carosello, ovvero la madre di tutti gli indottrinamenti pavloviani. Così come la ripetizione della sequenza luce + boccone induce salivazione nel cane di Pavlov anche senza boccone, allo stesso modo la sequenza marchio + sketch induce felicità nel bambino anche senza Carosello.

Per fortuna a 10 anni ebbi il mio momento “Babbo Natale non esiste” quando mio padre, che lavorava nel settore alimentare, mi spiegò che [attenzione: spoiler] quando il tonno in scatola si taglia con un grissino, è segno evidente di cattiva qualità, del tonno o del grissino, e che la varietà “pinna gialla” è la meno pregiata di tutte.

Cominciai quindi a capire che io ero un target e che stavano cercando di modificare i miei comportamenti a mio svantaggio. Da allora ho sempre diffidato di qualsiasi forma di pubblicità, e ho sempre cercato di evitarla.

State of the Net 2012

Il 2012 comincia con una buona notizia: si rifarà State of the Net. Dopo l’edizione di Udine del 2008, questa volta si fa nel Porto Vecchio di Trieste. L’obbiettivo è parecchio ambizioso:

La conferenza indagherà ancora lo stato dell’arte di internet, e punterà su un programma fatto di sfide tra dualità che descrivono l’evoluzione della Rete: la gerarchia e il network, la riservatezza e l’apertura, il contesto e il flusso, le telco e le internet company, il copyright e le creative commons.

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