Dove andiamo?

EROEI: energy return on energy invested. L’idea è molto semplice: quando l’energia impiegata nell’estrazione di petrolio è maggiore dell’energia ricavata, il petrolio smette di essere una fonte di energia.

Sono quasi 150 anni che il petrolio sostiene il fabbisogno energetico del mondo occidentale, ma sicuramente non arriverà a 160 anni. E non c’è bisogno che si smetta totalmente di estrarre: basta che la produzione mondiale smetta di crescere a fronte dei bisogni sempre maggiori di paesi emergenti come Cina e India, ad esempio. Nel 1999 il barile costava $10; oggi siamo a $30? $35?

Su Community of Minds trovi un buon articolo riassuntivo della situazione. Per maggiore approfondimento, ti consiglio “Hubbert’s Peak” del geologo Kenneth Deffeyes (il Capitolo 1 è disponiblie online).

Che fare? Le alternative non sono molte:

  1. Ignorare il problema e sperare venga risolto da un miracolo.
  2. Invadere i paesi produttori di petrolio e assicurarsi la sopravvivenza a scapito di tutti gli altri.
  3. Consumare di meno.
  4. Investire nella ricerca di fonti alternative e rinnovabili.

La uno mi pare poco probabile. La due sembra provochi più problemi di quanti ne risolva. La tre e la quattro necessitano di uno sforzo collettivo che ancora non si vede. Comunque vada, ci saranno cambiamenti. A proposito, ti ricordi dell’internet a pedali che usano in Laos?

Buon Anno.