Rock metafisico e pratica statica: Popol Vuh

Dei Popol Vuh, mitica band tedesca degli anni ’70, ho appena recuperato dalle viscere della rete le colonne sonore di due film di Werner Herzog, “Aguirre il Furore di Dio” e “Nosferatu”.

Musica ipnotica, che non sentivo da vent’anni e che, confesso con una certa vergogna, mi piace assai. La userò per la pratica giornaliera di Zhang Zhuang.

I piedi paralleli sono distanti quanto la larghezza delle spalle. Piegando le ginocchia ti abbassi lentamente di 5cm, come per sederti su uno sgabello dietro di te. La schiena è dritta: cerchi di annullare le curve della colonna vertebrale con la retroversione del bacino e tenendo la testa dritta con il mento verso il petto. Il peso è equamente distribuito su tutta la pianta dei piedi.

Le ginocchia non sporgono oltre la punta dei piedi, e tirano verso l’esterno come se tra le gambe avessi un pallone che si gonfia.

Sollevi lentamente le braccia come per abbracciare molto dolcemente qualcuno di fronte a te. Le mani sono a livello del petto, i gomiti più bassi dei polsi, le dita sono aperte. Tra una mano e l’altra c’è la distanza di un tuo pugno.

I primi dieci minuti sono di preparazione: sei rilassato con le spalle e respiri con la pancia. Immagini un punto all’interno del cranio, tra le estremità delle orecchie, e immagini di essere appeso a quel punto. Immagini di stringere un grosso pallone dorato tra il petto e le braccia. Immagini due palloni sotto le ascelle su cui poggiano le braccia.

Rimani fermo così.

Dopo dieci minuti in posizione, le gambe cominciano a tremare e i muscoli a dolere dallo sforzo. Da qui in poi comincia l’esercizio vero: cercare il rilassamento in una posizione assai scomoda. Dopo venti minuti stai sudando come una grondaia, e non ti sei ancora mosso di un millimetro.

Se il tremore non arriva, vuol dire che non stai lavorando bene, o che non sei basso abbastanza. Se invece la tua forma fisica è troppo perfetta, puoi aggiungere contrazioni ritmiche dei piedi e vedrai che ci arrivi subito anche tu.

Gli ultimi dieci minuti sono quelli più importanti di tutti. Tutto il tuo corpo grida “Basta, basta!”. Tu lo ignori e a ogni secondo che passa pensi “ancora un secondo”.

Quando hai finito, ti raddrizzi, poggi le mani sul ventre e chiudi gli occhi. Per altri due minuti ascolti le sensazioni del corpo.