Il futuro di internet sarà distribuito, oppure non sarà

Una delle idee più ripetute nel corso di SotN13 è stata quella che internet è ancora nella sua prima infanzia

A questo proposito il grande Bob Frankston l’altro ieri ha detto una cosa che penso da sempre: che l’implementazione e l’architettura correnti di internet rispondono alle necessità delle telco di continuare ad applicare i vecchi schemi della telefonia, ma non corrispondono più all’uso che ne facciamo oggi. Riporto per intero il suo breve ma intenso post:

The current implementation of the Internet is hierarchical in that we get IP addresses from provides and then use a DNS that is rooted. We go even further in requiring that we conform to conditions on our intent (AKA our use) of connectivity in order to get a temporary lease on something so fundamental as our identity in the guise of a DNS name. We go further by accepting the idea that we communicate within pipes owned by service providers who can dictate terms in order to extract a rent.
Once you accept such an architecture and such rules it seems disingenuous to act surprised when those whom we’ve put in charge take advantage of this control for whatever purpose whether for advertising or for our safety (real or imagined). We may ask for restraint on the part of those who enforce the rules but every time there is an outrage (often called terrorist attack) we (perhaps not the same “we”) demand more surveillance.
The ideas behind the Internet – the use of raw packets that have no intrinsic meaning in transit – should enable us to communicate without having to agree to all of these conditions and without subjecting ourselves to prior restraint. Even if we didn’t fully appreciate the idea of raw packets we still have to wonder why we accept a rent-seeking approach for something so vital as our ability to communicate.
Where is the effort honor the Internet paradigm and move away from the presumption of hierarchy to a distributed approach that doesn’t assume that we must declare our intent merely to exchange bits? At very least we should move beyond having rent-seekers in the path.
Io credo che il futuro di internet sarà distribuito, oppure non sarà.

BlogFest e banda larga

Da quando esiste la BlogFest a Riva del Garda, c’è sempre qualcuno di Telecom Italia che viene a descrivere i meravigliosi nuovi progetti per la banda larga. Questi progetti hanno sempre tre punti in comune:

  • sono molto interessanti
  • sono un progetto per l’anno prossimo
  • non verranno mai implementati

Un saluto a tutti gli amici, quest’anno ho finito i punti-moglie e seguo da casa.

Aspettando Telecom Italia

Riprendo anch’io (via Pierani) l’intervista di Paolo Bertoluzzo, CEO di Vodafone, sul Corriere di oggi. Bortoluzzo parla di domanda e offerta della internet ultraveloce e dice cose ovvie e sensate:

Non esiste una regola. Prova ne è quello che è successo nella telefonia mobile. Prima abbiamo acquistato e completato le reti 3g e poi sono arrivati gli smartphone e i tablet. Nel mobile ci siamo fatti concorrenza spendendo 4 miliardi per le frequenze 4G che saranno disponibili un anno dopo l’asta. Perché nel mobile abbiamo fatto questo e lo ha fatto anche Telecom? Perché c’è concorrenza. Laddove c’è un monopolio si può attendere la domanda a danno della modernizzazione del paese

Aggiungo che nell’attendere la domanda il monopolista giustamente massimizza il suo profitto, e non è corretto fargliene una colpa.

Ma se nel fare questo provoca un danno al paese, è compito preciso del governo di intervenire a favore del più grande bene comune, e abbattere il monopolio. Questa è l’unica strada da percorrere, che se aspettiamo Telecom Italia stiamo freschi.

Voglio un agente contro l’offuscopolio

Questo è un servizio per cui pagherei dei soldi veri, basta che qualcuno si sbrighi a realizzarlo:

  • Un sito web a cui permetto di accedere alle mie bollette telefoniche del cellulare e che si studia il mio traffico degli ultimi tre mesi e mi dice qual’è l’operatore e la tariffa più conveniente del momento in base alle mie abitudini.
  • Lo stesso sito mi avverte tempestivamente di eventuali cambiamenti di abitudini o di tariffe, e (meglio ancora) mi aggiorna automaticamente il piano tariffario.

In un mondo ideale questo servizio me lo darebbe direttamente l’operatore con una clausola “miglior prezzo applicabile”; ma il monopolista non ha molto interesse a trattar bene i suoi utenti. Spero che qualche volenteroso startupper colga l’opportunità.

Se invece il servizio esiste già e io non lo conosco, per favore metti un link nei commenti.

 

Aggiornamento:

Nei commenti di Facebook Stefano mi segnala gentilmente il sito mobisave che sembra proprio fare al caso mio. L’unico problema è che l’ho provato due volte senza grandi risultati.

Prima volta:

server exception

Seconda volta:

Siamo spiacenti

Tenterò ancora e spero di essere più fortunato (dice Stefano che a volte funziona).

Cose stupide: i numeri di telefono

Le cose più stupide sono quelle quelle che tutti fanno perché così fanno tutti, senza pensare a quanto sono stupide. Ad esempio: i numeri di telefono.

Ma ti pare che nel terzo millennio per parlare con me tu debba conoscere e memorizzare un numero? Anzi, a dire la verità, più di un numero: il telefono di casa, il cellulare privato, il cellulare di lavoro, il numero dell’ufficio.

E ti pare che per parlare con me tu debba provare questi numeri uno alla volta fino a che non mi trovi? Ma quanto è stupida questa cosa, nell’anno 2012?

Non sarebbe molto più comodo (e non ci vogliono rivoluzioni tecnologiche) se tu mi cercassi semplicemente per nome, e che automaticamente squillasse il telefono a cui io ho deciso di essere raggiungibile in quel momento?

Anche su internet avevano tentato una roba del genere all’inizio con l’email numerica di Compuserve, ma il buon senso ha subito prevalso. Perché i telefoni no?

Società telefoniche, sveglia! O volete obbligarmi a usare sempre e solo Skype?