Il futuro di internet sarà distribuito, oppure non sarà

Una delle idee più ripetute nel corso di SotN13 è stata quella che internet è ancora nella sua prima infanzia

A questo proposito il grande Bob Frankston l’altro ieri ha detto una cosa che penso da sempre: che l’implementazione e l’architettura correnti di internet rispondono alle necessità delle telco di continuare ad applicare i vecchi schemi della telefonia, ma non corrispondono più all’uso che ne facciamo oggi. Riporto per intero il suo breve ma intenso post:

The current implementation of the Internet is hierarchical in that we get IP addresses from provides and then use a DNS that is rooted. We go even further in requiring that we conform to conditions on our intent (AKA our use) of connectivity in order to get a temporary lease on something so fundamental as our identity in the guise of a DNS name. We go further by accepting the idea that we communicate within pipes owned by service providers who can dictate terms in order to extract a rent.
Once you accept such an architecture and such rules it seems disingenuous to act surprised when those whom we’ve put in charge take advantage of this control for whatever purpose whether for advertising or for our safety (real or imagined). We may ask for restraint on the part of those who enforce the rules but every time there is an outrage (often called terrorist attack) we (perhaps not the same “we”) demand more surveillance.
The ideas behind the Internet – the use of raw packets that have no intrinsic meaning in transit – should enable us to communicate without having to agree to all of these conditions and without subjecting ourselves to prior restraint. Even if we didn’t fully appreciate the idea of raw packets we still have to wonder why we accept a rent-seeking approach for something so vital as our ability to communicate.
Where is the effort honor the Internet paradigm and move away from the presumption of hierarchy to a distributed approach that doesn’t assume that we must declare our intent merely to exchange bits? At very least we should move beyond having rent-seekers in the path.
Io credo che il futuro di internet sarà distribuito, oppure non sarà.

#SotN13 e le lampadine

Nel suo divertente intervento a State of The Net 2013 Marco Zamperini ha fatto vedere le lampadine wireless della Philips, prodottino meraviglioso con però un grosso difetto: l’hardware proprietario.

Se invece ti piace smanettare, guarda la lampadina che ho ordinato io: LIFX. Non solamente questa lampadina non ha bisogno di hardware aggiuntivo, ma è anche basata su standard aperti e API pubbliche. Quote of note dal sito:

Since we will provide open source LIFX client libraries for iOS and Android and document the LIFX protocol API, if your home automation system is extensible (nearly all are) and you know how to interact with it programmatically then it is possible to create “glue” software that integrates them.

#SotN13

Sono andato a Trieste a farmi autografare il “Cluetrain Manifesto” da Doc Searls e a stringergli la mano di persona.
The Cluetrain Manifesto at #Sotn13

Sono anche andato al mio terzo appuntamento con State of the Net, in assoluto la più interessante conferenza italiana su internet, splendidamente organizzata da Beniamino Pagliaro, Paolo Valdemarin e Sergio Maistrello che qui ringrazio per questi due bellissimi giorni di intensi stimoli. Il tema di quest’anno era la complessità.

Quello che Vincos non ha detto

State of the Net 2013 è cominciata con la ormai classica presentazione di Vincenzo Cosenza sui numeri di internet, dalla quale sembrerebbe che gli italiani passano il loro tempo sul web a parlare di programmi televisivi e di marchi commerciali. In realtà 14 milioni di interazioni FaceBook verso Beppe Grillo rappresentano il 7,5% del totale delle interazioni, così come i 700.000 tweet su sanremo rappresentano meno dell’1% del totale dei tweet nello stesso periodo. La notizia principale a me sembra essere che i media tradizionali non dettano l’agenda dei social network, dove invece vige la ferrea legge della coda lunga.

Cosa avrà detto Dave Snowden?

Come l’altra volta, bisogna che mi riguardi l’intervento di Dave Snowden quando verrà messo online, perché la sua densità informativa è stata altissima. Per fortuna è lui stesso a spiegarsi in questo post. Il messaggio principale mi è sembrato essere che il futuro è incerto e bisogna essere pronti a tutto. Ma detto molto meglio.

Gli sponsor sul palco come alla gogna

E’ davvero strano e imbarazzante come alcuni sponsor ci tengano così tanto a salire sul palco e poi sprechino miseramente l’occasione con interviste concordate, filmatini pubblicitari, powerpoint illeggibili. Futuri sponsor di SotN14, fate di meglio! Oppure prendete esempio da Illy che si è accontentato di offrire a tutti un buon caffè e un sorriso. Si sappia che SotN è l’unica conferenza al mondo dove si beve un buon caffè.

Quello che Gigi ci ha fatto ascoltare

La presentazione di Gigi Tagliapietra era in realtà una scusa per farci ascoltare dal vivo la Suite no. 1 per violoncello solo di Johann Sebastian Bach BWV 1007, ben eseguita dal Maestro Tullio Zorzet.

Il musicista affronta e risolve la complessità tutti i giorni in un modo molto semplice e diretto: studia. Pablo Casals ha studiato le Suites per 35 anni prima di suonarle in pubblico (Gigi non si deve affliggere se a lui ancora sembrano un ostacolo insormontabile, dato che le studia da solo sette anni).

In fondo uno dei fili conduttori della conferenza mi è sembrato proprio questo: che la complessità non si affronta istintivamente, che il mondo ha bisogno di studio, di cultura, di cittadini informati, di consumatori consapevoli. L’alternativa è il caos, ovviamente.

Il tanto quanto ha detto Luca

La presentazione di Luca Conti era sugli strumenti del Quantified Self, ovvero il self-tracking using wearable sensors combined with wearable computing and wireless communication. Si tratta di tecnologia molto interessante ma secondo me ancora acerba in questo: i vari apparecchi in commercio oggi sono perfettamente in grado di sentirmi e misurarmi, ma possono parlare solo con me e non riescono a parlare tra di loro. Se invece potessero scambiarsi dati tra di loro tramite un protocollo comune (dentro la mia personal cloud) tutto sarebbe molto più automatico e io non verrei distratto da macchinette che esigono continuamente la mia attenzione. Per esempio:

  • il pedometro sente che oggi non ho camminato abbastanza e mi crea automaticamente uno spazio “passeggiata” nel programma della giornata di domani
  • la bilancia sente che sono un poco ingrassato e dice al frigo di comprare meno grassi e meno zuccheri
  • etc. etc.

Quel poco che ha detto Doc Searls

Doc è uno che vede quindici anni più avanti degli altri. Era così ai tempi del Cluetrain Manifesto, è così oggi con il Project VRM: free customers are more valuable than captive ones. Del suo troppo breve intervento ho apprezzato molto la capacità di spiegare il contesto delle cose che stanno succedendo in rete.