(Ho pensato a qualche leggera modifica rispetto alla trama originale)
Il primo atto si svolge nella discoteca più “in” di Parigi (teatro di traffici equivoci: prostituzione, droga, gioco d’azzardo).
Violetta lavora in discoteca come PR e si occupa dei clienti più facoltosi. La ragazza ha studiato filosofia a Kiev; è poi emigrata in Francia, dove ha trovato un lavoro prestigioso.
Il Barone è il capo di una gang di trafficanti,
Alfredo è il giovane figlio di un alto funzionario (giudice? ministro?). Entra per la prima volta in discoteca, portato da un amico e spinto dall’amore, ma è chiaramente fuori luogo e non a suo agio
(Di http://nl.wikipedia.org/wiki/Afbeelding:Traviata.jpg)
Il malessere di Violetta è dovuto a una crisi di astinenza. La sua tossicodipendenza è un dramma segreto di cui solo il Barone (che la ricatta) è a conoscenza. Violetta cerca di rimanere sola per rimediare, ma Alfredo la interrompe e si dichiara; Violetta si lascia convincere ma poi cede alla droga e canta “sempre libera” (che quindi acquista un significato tragico e paradossale).
Nel secondo atto il padre di Alfredo si presenta da Violetta accompagnato dalla scorta, la cui presenza minacciosa (esibizione di armi sotto la giacca, bisbigli al microfono nascosto) chiarisce che il vero problema non è il matrimonio della sorella di alfredo ma l’imbarazzo politico della vicinanza di Alfredo alla gang di trafficanti.
Da questa conversazione Violetta capisce la terribile verità: che non potrà mai essere accettata nel bel mondo che frequentava e di cui credeva di far parte. Capisce che il suo sogno d’amore è una illusione senza futuro, che porterebbe alla rovina sia se stessa che l’amato Alfredo: da qui la rinuncia.
Il terzo atto ancora in discoteca, dove la gang è padrona del campo. Nel primo atto Alfredo aveva rifiutato, ma adesso accetta l’offerta e sniffa: da qui la sua eccitazione e la violenza verbale nei confronti di Violetta. Poi si pente quando arriva il padre (al comando di una retata?).
Finale in ospedale psichiatrico o comunità di recupero.
Siparo.
(Tra parentesi, oggi fanno 17 anni dall’apertura di questo blog)