Mordi e fuggi ieri alla BlogFest di Riva del Garda.
Grande dispiego di gadget, di sponsor e di telecamere. Social viral ninja marketing a pacchi, grossi pacchi. Tempo stupendo, peccato non aver portato il costume.
L’amministratore delegato di una società di telecomunicazione monopolista dell’ultimo miglio e oligopolista di tutto il resto parla (a proposito della internet a carbonella) di servizio best effort come se fosse una cosa naturale. Tipo: vai al ristorante, ordini spaghetti alla bottarga e ti portano un uovo sodo ma paghi il prezzo pieno. Se protesti ti rispondono che il servizio è best effort. Se lo possono permettere perché sono monopolisti, tant’è vero che lo stesso amministratore, parlando di un mirabolante aggeggio da attaccare alla tele che doveva fare furore e che nessuno ha voluto, ammette che il cliente, potendo scegliere, pretende la perfezione e l’aggeggio non era ancora abbastanza perfettissimo. Più tardi Chettimar suggeriva che un servizio best effort andrebbe anche pagato best effort: la bolletta è da 150 Euri ma oggi ne ho in tasca 20 quindi fateveli bastare.
L’intervista a due testate online mi ha prima depresso, là dove si ammetteva candidamente di essere pronti al boxino morboso in caso di calo di ascolti; poi mi ha rincuorato, quando si è detto che le inchieste puntute hanno fatto importanti picchi di visitatori. Sono convinto che la gnocca è l’arma della disperazione; è una scorciatoia che funziona a breve ma distrugge l’unica cosa preziosa che può avere una testata: la reputazione. L’articolo più letto, la foto più cliccata (“paracadutiste nude”) dovrebbero essere prese a indicazione di cosa non fare. Ricordatevi di Foster Wallace.
Ho partecipato al torneo di calcetto in coppia con Andrea e non ho vinto, ma ho goduto parecchio. Grande fair play in campo, partite tiratissime sotto il sole e tre cambi di maglia. Non mi divertivo così tanto dai tempi dell’oratorio.
Una nota casa automobilistica faceva provare dei SUV e ci sono salito sopra con Andrea, che si è messo a fare sbandate in un parcheggio sterrato sollevando enormi nuvole di polvere bianca. I presenti non hanno affatto apprezzato e ce la siamo filata in fretta.
La Fata Carabina sta passando a un nuovo CMS, al giornale, dove (udite!) si occuperà non solo del testo ma anche delle foto, e mi ha promesso che racconterà la sua esperienza in un post.
E infine la cosa più bella: ho ritrovato di persona i tanti amici che leggo giornalmente: baci, abbracci, strette di mano, saluti e chiacchiere, chiacchiere e pettegolezzi. Grazie a tutti, grazie davvero; e grazie anche a Gianluca Neri che ha reso possibile tutto questo.
AGGIORNAMENTO:
Andrea Beggi ha scritto un post che in qualche modo risuona con quanto hai appena letto qui.
RI-AGGIORNAMENTO:
Andrea Perotti aggiunge una nota sul fatto che “non può esistere una internet senza regole”. Il fatto che il nostro monopolista si becchi una multa quasi a ogni campagna pubblicitaria (e Quintarelli ne ha scritto più volte) ti dice molto su come veramente stanno le cose nel rapporto tra l’azienda e i suoi clienti.
RI-RIAGGIORNAMENTO:
Per chi volesse farsi una idea da solo, su YouTube c’è il video.