Ovvero: la grande delusione
Come era inevitabile, e passato l’entusiasmo libertario degli inizi, il commercio e la pubblicità hanno massicciamente invaso il web. E la pubblicità non solo è diventata invasiva, ma in molti casi è anche pericolosa e induce i navigatori meno smaliziati, specie ragazzini e anziani, a installarsi le peggio porcherie.
Per non parlare della commercializzazione dei rapporti sociali implementata da Facebook: i tuoi amici che sponsorizzano la pubblicità di un marchio rappresentano una delle grandi cime abissali della volgarità internettiana; ma in generale tutti i patetici sforzi di social media marketing sono a un livello appena sotto alla gita in pullman a Sirmione con dimostrazione di pentole.
Il fatto è che quando sono davvero interessato a un prodotto; la pubblicità è troppo poco; e quando non sono interessato, ovvero la maggior parte del tempo, la pubblicità è un disturbo di cui faccio volentieri a meno.
Il fatto è che io non ho nessuna voglia o tempo di avere una conversazione con il prodotto: specie se la conversazione serve solo a “colpire il target con il messaggio”, specie se in caso di problemi dopo che ho comprato la conversazione si interrompe.