L’articolo sulla compravendita di finti account di Twitter è stato ripreso dalla stampa di tutto il mondo, e questo è un bene perché aumenta la consapevolezza dell’universo. Il nodo della questione credo l’abbia centrato Peter Stonecutter in questo commento al post di ninjamarketing:
Condivido la perplessità sul fatto che non si sia distinto tra BOT e utenti inattivi: alla fine però per un’azienda cambia relativamente poco, si tratta sempre di profili “inutili” che fanno solo numero 🙂
Ma lo studio di Marco Camisani Calzolari non è il primo ad attirare l’attenzione sulle finzioni di Twitter, e Roberto Dadda segnala una ricca bibliografia in merito.
Esistono altri strumenti, non perfetti ma molto più semplici, per capire se un account manipola i propri followers. Ad esempio, basta seguirne la storia per ricavare forti indizi:
Anche la storia del following può essere indicativa:
La morale della storia alla fine a me sembra essere questa: internet è delle persone, oppure non è.
Mi piace Stonecutter 😀