Si marchia la saponetta, si firma l’opera d’arte

Le parole sono importanti, diceva quello. Per esempio: brand in generale, ma personal brand in particolare, è una frase che genera in me un forte fastidio.

La storia del marchio è nota. Nasce assieme alla produzione di massa e alla grande distribuzione, e serve a diversificare prodotti di massa che da fuori sembrano, e spesso dentro sono, tutti uguali. Il marchio attiene al commercio.

Non vedo cosa possa avere a che fare con la persona umana. Perché ovviamente non siamo tutti uguali, ma soprattutto perché la sfera commerciale non esaurisce tutto quello che siamo.

Mi obbietterai “Ma tutto è branding!”. Ti risponderò “Allora niente lo è, e la parola non serve a spiegare”. Mi dirai “Ma è un modo di dire altre cose, la reputazione, l’immagine, il sapersi valorizzare”. Ti obbietterò “Allora usa altre parole!”.

Per esempio, la firma.

La firma è l’artigiano, è il pezzo unico, è l’arte, è la nicchia, è l’individuo che si espone.

Il marchio è il passato, la firma è il futuro.