A little part of you always knows

[…] a salesman’s ultimate overriding motivation is self-interest – if you buy what he’s selling, the salesman profits. So even though the salesman may have a very powerful, charismatic, admirable personality, and might even persuade you that buying is in your interests (and it really might be) – still, a little part of you always knows that what the salesman’s ultimately after is something for himself. And this awareness is painful… although admittedly it’s a tiny pain, more like a twinge, and often unconscious. But if you’re subject to great salesmen and sales pitches and marketing concepts for long enough – like from your earliest Saturday-morning cartoons, say – it’s only a matter of time before you start believing deep down that everything is sales and marketing, and when somebody seems to care about you or about some noble idea or cause, that person is a saleman and really ultimately doesn’t give a shit about you or some cause but really just wants something for himself.

[David Foster Wallace in “UP, SIMBA”]

5 risposte a “A little part of you always knows”

  1. Verissimo, e aggiungo che non esserne consci è altamente pericoloso. A margine, mi viene in mente il fastidio e il distacco da quegli amici che si infilano in qualche avventura multi level: l'impossibilità di distinguere l'interesse dall'amicizia è lacerante. E anche il comprare qualcosa da un amico pensando che ti tratti bene in quanto tale: quante amicizie incrinate ho visto.

  2. Antani: la mia interpretazione fa il percorso inverso: non il dicriminare la vera amicizia (Amore) da "transazioni mondane" ma il prendere atto che tutto sempre e' subordinato alle stesse dinamiche e in conclusione a nessuno interessa veramente l'interesse del prossimo in nessuna situazione, ever. Tieni in considerazione che Wallace si e' suicidato: pensa vivere con la profonda convinzione e consapevolezza della non esistenza del concetto di Amore incondizionato

  3. @Ciro. E pensavo di vedere nero io…
    In effetti non ho fatto l'esegesi di quanto DFW ha scritto, ma di come il messaggio si proietta nella mia realtà. Partendo dalla considerazione che il cattivo marketing (>90% di tutto il marketing esistente, Gaspar, che ne dici?) è, in questi anni, il male assoluto, ho ancora la speranza che si possa invertire la tendenza. Certo, quando ti trovi davanti uno che conosci da anni che ti propone una polizza o un prodotto qualsiasi non tutti sono capaci di discernere. E allora se ne vanno un po' più pessimisti di prima e alla fine, forse, finiscono per pensare sì che la dinamica sia unica.

  4. Credo sia giusto che ognuno legga le parole di DFW secondo la propria sensibilità ed esperienza, quindi non me la sento di dare giudizi 🙂

    Da parte mia sono ottimista. Riconosco che l'essere stato sottoposto fin da bambino a un marketing asfissiante mi ha reso molto sospettoso. Ma sono convinto esista anche il disinteresse, il gratuito, l'atto di amore. Altrimenti, appunto, che vivi a fare.

  5. Sta' tutto nella capacita' di mentirsi e nel continuo rivalutare la percezione del raggio d'azione delle conseguenze di ogni (supposto?) 'atto d'amore incondizianato'. L'Italia e' ormai un unica triste ininterrotta periferia e le microbugie del marketing sono l'unico collante che giustifica il vivere in queste condizioni… ah: buona decade a tutti

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