A pelle, non mi piace la distinzione tra conversazione collaborativa e competitiva fatta da Luca De Biase. La parte più qualificante della conversazione non è il dire, ma è l’ascoltare con attenzione, rispetto ed empatia l’interlocutore che hai davanti. Se non c’è ascolto, non c’è conversazione.
Sulla base di questa definizione, ci sono le conversazioni, e poi ci sono (scusa il tecnicismo) gli stronzi. Il bello di internet non è che elimina gli stronzi, è che non ti obbliga a seguirli.
Grazie.. Ci penserò meglio. Ma ho l'impressione che.. it's more complicated than that 🙂
ovviamente 🙂
Hai ragione se pensi alle conversazioni fatte per il piacere di. Internet però è la sede perfetta per lavorare insieme o per far succedere delle cose, in quel caso la conversazione competitiva è più frequente, e non è detto che ci sia un'equivalenza tra stronzi e competitivi, anzi. E' vero che l'ascolto qualifica la conversazione, ma qualcuno ogni tanto deve pur parlare (e fare).
Mafe, sono contento se sei d'accordo che l'ascolto qualifica la conversazione; io sono d'accordo con te che "stronzi" è una forzatura, sebbene scherzosa.
Ma a me il concetto di "conversazione competitiva" non sembra produttivo di senso.
Esistono già, io credo, altri concetti più forti, ad esempio "comunicare informazioni", "impartire ordini", "litigare", "trolleggiare" ecetera, che non hanno bisogno di stiracchiare così tanto il concetto di "conversazione".
Per tornare all'esempio di Luca: davvero io non riesco a pensare ai dibattiti in TV come a una forma particolare di conversazione, quando ci sono termini molto più comodi ("rissa invereconda" il primo che mi viene in mente).
Essendo tipo 12 anni che strepito sull'importanza dell'ascolto torno in un angolino ad ascoltare