RomagnaCamp: il mio intervento

Presentare a un barcamp appena uscito dal mare, a piedi nudi e con il costume bagnato, indossando la maglietta confusa (ho le prove)? Non ha prezzo.

Il mio intervento, dal pretenzioso titolo “Identità Anonimato Rete” è cominciato proponendo allo scarso ma sceltissimo pubblico la seguente riflessione:

Nella vita reale è normale avere identità diverse in ambiti diversi e
in luoghi diversi: familiare, lavorativo, eccetera. Queste diverse identità sono favorite dalla difficoltà di circolazione delle informazioni analogiche, che permettono di creare compartimenti stagni.

Ma in rete le informazioni circolano molto più velocemente. La rete è il “villaggio globale”, e nel villaggio globale si riproducono gli stessi meccanismi del piccolo villaggio di campagna, dove tutti conoscono tutti intimamente, e non esiste l’anonimato.

“In rete non è più possibile nascondere il fatto che sei un cretino”

Riflessione banalotta quanto vuoi, ma che ha innescato una interessante discussione tra i partecipanti, durante la quale io mi sono limitato a passare il microfono a chi voleva intervenire.

A un certo punto si è passati a parlare del famoso “rumore” delle reti sociali, come riporta Marco Traferri nel suo post e nei relativi commenti. Io ho vigorosamente sostenuto che non c’è nessun rumore; piuttosto c’è chi, fraintendendo il mezzo, aggiunge vagonate di amisci sconosciuti che finiscono per dargli solo fastidio. Insomma, chi è causa del suo mal eccetera eccetera.

Aggiornamento:
Stimolato dal post di Francesco, preciso che, parlando del villaggio globale mi riferivo alla inevitabile convergenza, su internet, dei profili “da cazzeggio” e “lavorativo”. Avrei voluto affrontare anche il tema dell’anonimato, ma la discussione ha preso una piega diversa, e poi è finito il tempo.

Una risposta a “RomagnaCamp: il mio intervento”

  1. A dire il vero ero stato fuorviato anche dalla breve chat durante il viaggio quando appunto si parlava di anonimato poco prima che la trasmissione finisse 🙂

    ciao, f.

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