Il plagio è morto

Pensierino su un appunto di Luca Sofri:

Alla base del plagio c’era la sproporzione: io sono grande e grosso e visibile, se copio da un piccolo e oscuro, nessuno se ne accorge; se il piccolo protesta, nessuno lo sente.

Il web invece offre uguale pulpito e uguale rintracciabilità a tutti. Senza sproporzione, il plagio è morto, e al suo posto c’è il link, oppure la figura di merda (scusa il tecnicismo) come quella di Repubblica.

9 risposte a “Il plagio è morto”

  1. Il punto pero' mi pare essere anche che "la figura di merda" resta tipicamente assai autoconfinata e quindi in molti casi e' un prezzo ritenuto equo da pagare.

  2. Massimo, resta confinata sul web, che dovrebbe essere il perno della loro strategia di sopravvivenza futura? Gran bella mossa, davvero.

  3. Lo sbilanciamento indicato dalle ns esperienze personali e confermato dalle ricerche è che molti giornalisti consultano i blog ma non li citano. Q!uesta attitudine si accompagna alla diffusione del copia incolla da agenzie stampa e di PR.
    Questo, purtroppo, è il presente.
    Un abbraccio.
    PLuca

  4. copia incolla dai blog ecc

    poi però quando è il momento ecco che salta fuori il "popolo di internet" (come se fosse chissà chi, e non semplicemente loro stessi e tutti gli altri gente comune), più contorni vari di svantaggi e pericoli telematici 🙂

  5. Concordo con Mantellini: penso che in alcuni casi si ritenga che il danno sia molto minore dei benefici ottenuti copiando (contenuti, codice, etc).

    La forza del web sta di certo nell'avere uno "storico" visibile, ma quanta gente accede poi, volente o nolente, a queste informazioni?

    Credo che la maggior parte delel aziende ritenga un danno di questo tipo considerevole solo se c'e' un gruppo che alimenta la discussione/lamentela oppure se lo smascheramento compare in buona posizione sui motori per keyword estranee alla coda lunga…

  6. Marlenek: ma certo, è ovvio che lo fanno perché pensano che il danno sia minimo. E se ragioniamo come se esistesse solo la carta, e il web fosse una trascurabile appendice, ci siamo.

    Ma la situazione non è questa. Il travaso è dalla carta al web. Questo travaso è inarrestabile e sarà competo tra non troppi anni.

    Allora io dico: la (ancora relativamente) poca gente che se ne accorge, è proprio quella che domani dovrebbe micropagare le notizie e salvarli dalla bancarotta. Non è un buon inizio 🙂

    L'aspetto paradossale è che basterebbe un minimo sforzo per non fare figure: mettere il link.

    Che non ci arrivino è sconcertante, ma anche indicativo.

  7. Gaspar, questa e' una citazione da Arturo Ferrari direttore divisione libri Mondadori "Tra vent'anni tutto sarà completamente diverso. Ma io lavorerò ancora per 15 anni. E dunque non me ne importa nulla", l'ho salvata non ricordo da dove. ;-D

    Questo per dire che a lunghissimo termine concordo con il tuo ragionamento, ma secondo me la situazione "un domani" sara' simile a quella di oggi per altri canali piu' usati. I pochi che sfrutteranno consapevolmente il mezzo ne trarranno benefici notevoli, degli altri – che poi sono quelli che fanno i numeri – non sappiamo se utilizzeranno le potenzialita' al massimo (ad esempio per trovare informazioni utili a decidere o acquistare).

    Certo, concordo con te: prevenire e' meglio che curare, ancorpiu' se basta un semplice link, ma secondo me il ragionamento che fanno e' questo.

  8. Tutta la mia solidarietà a Dissapore. Pendo anch'io dalla parte dei disfattisti.. sono anni che Wikipedia sbandiera tutte le volte che Repubblica, Corriere ecc. la copiano senza citarla e non è ancora servito a nulla.

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