A margine di questa interessante discussione (se sia meglio firmare la propria presenza in rete con nome e cognome), mi sorprendo di quanto spesso venga ripetuta l’opinione che:
“le idee valgono indipendentemente da chi le esprime”.
Per confutare una simile sciocchezza, credo basti ricordare il motto “arbeit macht frei”. Ma aggiungo anche che l’ordinamento federalista dello Stato è una idea nobilissima, adottata con successo in molte nazioni, e che il problema in Italia è appunto chi questa idea propugna, non l’idea stessa.
E allora, alla luce di quanto sopra, io non ne faccio una questione anagrafica ma di riconoscibilità e di assunzione di responsabilità per quello che si dice in pubblico. Mi stanno benissimo i nick, quando dietro c’è una persona che non si nasconde. Per capirci: Totanus, Gattostanco, BGeorg, [mini]marketing, Mafe, Giovy, Palmasco eccetera, non mi sembrano diminuiti dal soprannome.
E siccome questo blog ci mette da sempre nome, cognome e pure la faccia, poco tempo fa a un barcamp una mi ha detto: “Gaspar Torriero è un nick bellissimo! Tu però come ti chiami veramente?”
Quella interessante discussione però è sotto lucchetto 😉
Sai qual è il problema in Italia quando ti rendi riconoscibile? Che ci vuole un nanosecondo perché ti attacchino personalmente, invece di discutere l'idea in sé (che è poi tipico di chi non ha argomenti a difesa delle proprie idee).
Certo, si viene attaccati personalmente anche dietro un nick, ma *almeno* non si forniscono ulteriori spunti.
Detto da una persona che si è molto pentita di aver perso l'anonimato.
xlthlx, capisco che ci sono diversi gradi di sensibilità davanti a questi atteggiamenti negativi. Ma secondo me, chi ti attacca personalmente fa solo brutta figura (scommetto che sono anonimi). Ignora o cancella, e non ti preoccupare.
Ti chiami Gone Verbose, è ovvio. 😉
Ignoro, ignoro, ma a furia di ignorare o cancellare poi acquista senso avere un lucchetto, che è una contraddizione in termini.
In altre parole, le buone discussioni sono sempre più rare, ed è sempre più faticoso portarle avanti. Certo restare anonimi non è una soluzione brillante, lo ammetto.
Gaspar, questo è un trucchetto. Tanto per rimanere sull'esempio, il federalismo di Cattaneo non è quello di Calderoli. Sono due cose diverse. Che Calderoli la presenti a nome suo o sotto pseudonimo, sempre di quella roba lì si tratta.
Sergio: sicuramente è un mio limite, ma io proprio non riesco a concepire le "idee" slegate dalle persone; tanto che mi sembra che il tuo esempio porti acqua al mio mulino.
Apprezzo, condivido e sottoscrivo. Si, ma quando festeggi S. Gaspar?
Michele, festeggio il 6 gennaio con i Magi (ma c'è anche un San Gaspare del Bufalo).
Ti facevo notare che l'ordinamento federalista – idea nobilissima adottata con successo in molte nazioni – ha tante declinazioni. Non c'è un federalismo (uso questo esempio per rifarmi al post, non perché il federalismo mi interessi oltre misura), ma ce ne sono molti. Ognuno va valutato per quello che è: buono o cattivo a seconda dei punti di vista. La versione tricolore del federalismo è una boiata, tale è e tale rimarrebbe anche se non fosse firmata "Umberto Bossi e Roberto Calderoli" ma "Gemonio Libera" e "Saggio di Lorenzago". In altre parole, è una boiata non perché è firmata da quelle persone, ma per quello che è intrinsecamente, ed è questo il modo in cui dovremmo valutare le cose. Facci caso, il nome è uno dei più potenti elementi di pregiudizio esistenti.
Sergio, vedi che mi dai ragione? dici "il federalismo ha tante declinazioni", e chi è che declina? le persone, appunto.
Il federalismo della Lega, io credo, è una boiata perché la Lega non saprebbe o potrebbe firmarne uno diverso, a causa delle persone che la dirigono. E valutare il loro federalismo per quello che è intrinsecamente, indipendentemente dalle loro persone, è per lo meno ingenuo.
Comunque, a parte gli scherzi: massimo rispetto per la tua posizione. Prendi tutto quanto sopra con un bel "secondo me", ovviamente.
Il "secondo me" è d'obbligo, naturalmente. Però non posso non tornare sul fatto che il nome è frequentemente fonte di pregiudizio. Capita con la musica, con la letteratura, con la politica. Togli il nome e rimane il contenuto. Io sono convinto che ci farebbe a tutti un gran bene.
Mettiamola (anche) così: il nome è parte del contesto, e il contesto serve a capire per chi vuole capire, oppure alimenta il pregiudizio per chi non vuole capire.
Può essere?
Può essere, sì. Non so se generalizzerei, però. Tu che sei esperto di musica, conosci bene il fenomeno per cui fai un "blind test" – chessò, una normalissima Quinta di Beethoven – senza dire l'autore o l'esecutore, chi ascolta dice "mah, mi sembra un po' fiacca", tu gli dici "pensa che è un von Karajan del '48" e quello "ah beh, però si capisce che non è un'esecuzione banale, senti il vigore degli archi in questo passaggio". Mi spiego? Succede mille volte al giorno, pieghiamo il giudizio sulle cose al giudizio pre-esistente sulle persone che le dicono. So benissimo che è inevitabile, e so benissimo che spesso il nome è un elemento necessario: pensa agli scritti scientifici, il nome è quella cosa che ti permette di andare a vedere il curriculum dello scrivente, di farti un'idea della sua competenza e affidabilità. Il fatto, semplicemente, è che non c'è una regola – e per questo contesto la prima riga del tuo secondo paragrafo ("una simile sciocchezza").
Il critico del tuo esempio è un ignorante che parla di cose che non conosce, ma è timido e ritratta.
Io che sono un ignorante baldanzoso, avrei sostenuto la mia tesi e anzi avrei rincarato la dose, che a me Karajan non è mai piaciuto.
Invece un qualsiasi direttore d'orchestra non famoso e alle prime armi avrebbe riconosciuto al volo direttore, orchestra, solista e anno di registrazione.
Sulla prima riga del secondo paragrafo hai ragione, sono stato inutilmente sprezzante. Chiedo scusa.
Arrivo in ritardissimo ed in un momento in cui la discussione ha preso una piega diversa ma vorrei esprimere lo stesso la mia opinione…
Credo sia questione di livelli, se io nel merciaioblog racconto della cliente che rompe le calze perchè dice di avere un'unghia incragnita o della cliente che non sopporta il sintetico perchè dice di essere lisergica posso anche rimanere anonimo, se dico che il reggiseno della tal marca si scioglie al primo lavaggio devo metterci la faccia.
Secondo me.
Merciaio, è interessante quello che dici: che se non ci metti la faccia le tue critiche non sono credibili. Condivido pienamente.
Il motto all'ingresso dei lager non è un controesempio valido, perché indimostrabile. (una persona che lavora è più libera di un disoccupato nella nostra società, nell'antica Grecia una persona che lavorava era spesso uno schiavo).
Ma un'idea complessa è valida o no indipendentemente da chi la enuncia. E' l'autorevolezza dell'autore, se è un'idea di valore, a cambiare, non il contrario.
Adriano, grazie di essere passato di qua; ma se rileggi quello che hai appena commentato, stai dicendo che una affermazione ha un senso diverso a seconda del contesto in cui viene pronunciata (antica Atene, mondo moderno). Appunto 🙂
Gaspart, dico che dipende. A volte è necessario che le persone si prendano la responsabilità delle cose che dicono mentre altre volte chi se ne frega.
L'avvocato Agnelli buonanima ha sempre detto che: "Il valore di un quadro dipende dal nome del padrone di casa sulla cui parete il quadro è appeso".
Ma comunque, di qualunque idea politica si stia parlando, se avete la costanza di scavare nella legislatura precedente, troverete quasi la stessa proposta avanzata da un membro della "parte a noi avversa" (e magari anche parola per parola). Molto del federalismo anche. L'unico veramente avverso e Pierfurby Casini che ricevendo i suoi voti dal Sud, non può scontentarli più di tanto.
La mia opinione della Lega, tanto per sgombrare il campo da equivoci, è quella più volte espressa su Salvini: Scemo, scemo…. .
A prescindere, un quadro importante dovrebbe stare in una galleria pubblica e non nel salotto di qualche privato. Scusate l'Off Topic.