Provo a tracciare tre possibili scenari, non necessariamente alternativi, sul futuro del giornalismo in Italia:
- Al LitCamp di Torino il giornalista sportivo Guido Tedoldi raccontava di come ha felicemente abbandonato la carta stampata per il nanopublishing, e di come ci cava da vivere con soddisfazione.
- Ieri al WordCamp durante la tavola rotonda sull’informazione, dal pubblico è intervenuto Sean Carlos ricordando che in Inghilterra, con le inchieste sui rimborsi ai parlamentari, le vendite dei giornali sono schizzate alle stelle.
- L’altro giorno cercavo, invano, numeri sull’efficienza organizzativa dei maggiori quotidiani italiani. Pare che questi numeri siano un segreto di stato. Comunque, da alcune chiacchiere con amici giornalsti, mi sono fatto l’idea che ci siano enormi margini di miglioramento, almeno in teoria.
Il terzo scenario è quello che mi sembra più urgente nel breve periodo, se si vuole evitare una nuova Alitalia della carta stampata. E’ anche quello che mi sembra più improbabile.
Urgente eccome.
Ogni giorno che passa la preoccupazione aumenta.
fata
non credo si possano immaginare scenari credibili prescindendo dal finanziamento pubblico dei giornali.
La stampa italiana è drogata. Continuo a chiedermi perché mai “Il Riformista” di Polito, che tira a malapena 2 mila copie al giorno (duemila!) deve ricevere 2,2 milioni di euro di finanziamento pubblico.
Dico il Riformista ma potrei citare qualsiasi altro giornale. Se si leva il finanziamento pubblico quanti giornali si salvano? Che senso ha allora immaginare scenari in un mercato dopatissimo come quello della stampa italiana?
due mila copie al giorno? davvero? quindi, 700.000 copie all’anno? Lo Stato paga il Riformista 3 Euro la copia? che spendaccioni…
Ciao Gaspar, ci siamo conosciuti al wordcamp, sono quello che ti ha fatto mangiare un’ottima pizza venerdì 🙂
Volevo dire qualcosa riguardo al tuo punto di vista che hai citato durante la tavola rotonda tenutasi venerdì al wordcamp.
Anche io come te passo praticamente intere giornate in rete e se mi interessa una notizia la cerco direttamente su internet, ma non credo che si possa fare a meno dei media tradizionali come invece sostieni tu. Per media intendo TG, radio, giornali su carta e online. Senza di loro ognuno vivrebbe nel loro micro-mondo, tenendo d’occhio i soliti siti mono-tematici trascurando ciò che accade realmente intorno a noi.
Sicuramente mi dirai che è solo la carta stampata che sta morendo, ma è quella in realtà la vera fonte di informazione, da dove partono tutte le notizie. Le versioni online della carta stampata esistono perché ci sono delle redazioni che vivono principalmente grazie alla carta.
Quindi internet secondo me rimane e rimarrà “l’approfondimento personale” delle notizie che ci interessano, o se non sarà così dubito che i 20 migliori giornalisti del mondo occuperanno l’intera fetta di mercato della notizia online 🙂
Ciao Michele, grazie ancora per la pizza! E grazie di essere passato qui a commentare.
Capisco la tua posizione, condivisa da molti, ma non sono molto d’accordo.
Prima di tutto non credo che in Italia i media tradizionali nel complesso ti informino veramente sulle famose “notizie che devi sapere e che nessuno ti dice”. Credo che i media facciano intrattenimento e disinformazione, fondamentalmente.
E secondariamente non credo che il mio modo di informarmi sia “monotematico” solo perché scelgo io le fonti e gli argomenti. Tra le mie fonti c’è la BBC, le agenzie di notizie, i miei amici blogger che hanno interessi diversi dai miei, eccetera.
La differenza è che per le mie fonti io ho il massimo rispetto, mentre per l’informazione di massa non ne ho nessuno.