I tre ultimi concerti che ho ascoltato al Conservatorio di Milano sono stati di grande livello:
- il violista Yuri Bashmet con i Solisti di Mosca
- il violinista Uto Ughi con i Filarmonici di Santa Cecilia
- la giovane violinista Hilary Hahn con la pianista Valentina Lisitsa
Interessante notare il diverso approccio alla direzione tra Bashmet e Ughi, dove il primo si dedica completamente, facendo splendere la sua orchestra e suonando da solista solo uno dei brani in programma, mentre il secondo mi è sembrato abbastanza disinteressato alla direzione, lasciando che i Filarmonici si arrangiassero per conto loro. Credo quindi che sarebbe ingeneroso dire che hanno suonato malino (ecco, però l’ho detto).
Invece Ughi e Hahn hanno entrambi eseguito le bellissime Danze Rumene di Bartok, nei due arrangiamenti per violino e orchestra e per violino e pianoforte. E mi è sembrato che l’esecuzione di Ughi fosse molto molto più fresca, vivace e sciolta di quella della Hahn, che pure avrà una quarantina d’anni di meno. Ovvio, la ragazza ha una vita davanti per maturare, crescere e sciogliersi, e infatti mi è sembrata molto più “interprete” e meno “compitino” che nelle passate esibizioni.
E giovedì prossimo c’è quella che a me sembra il più grande pianista dei nostri tempi: Marta Argerich.