Circola questa idea, e ne riportava anche Sofri stamattina, che se i giornali solo la finissero di regalare le notizie, e si facessero finalmente pagare anche dai lettori online (razza di sanguisughe mangiapane a tradimento, loro e anche Google che ci specula sopra!), il loro futuro non sarebbe così scuro, anzi.
La circostanziata risposta, e non sono buone notizie, viene da Kathy Gill, Senior Lecturer di Digital Media alla Università di Washington (via Jay Rosen). Il succo del discorso è che le notizie, tranne rarissimi casi, sono sempre state gratis; e inoltre:
“…a sound argument could be made that the newspaper existed as a vehicle for advertisers, not for news. And when you consider that lifestyle, automotive and food section content is directly or indirectly linked to advertisers, it’s pretty clear that the “news” exists as an enticement to get newspaper readers to see ads.”
Che è quello che diceva Cory Doctorow venerdì scorso, che i giornali chiudono perché la pubblicità ha trovato mezzi più economici ed efficaci per raggiungere il suo pubblico di riferimento.
(Aggiornamento: quanto più efficienti? sembrerebbe più del 75%, secondo i terrificanti numeri che cita oggi Jeff Jarvis)
Tu, giustamente, mi obietterai: “ma così si perde il giornalismo investigativo, linfa vitale della democrazia occidentale!”; io ti risponderò: “ma veramente, mi pare già morto da un pezzo”. Se non ci credi, prendi gli ultimi sette giorni del Corriere/Repubblica e conta i pezzi di giornalismo investigativo originale.