Con la caduta del Muro, è cominciato in Europa un processo di ripensamento della propria storia. Un processo doloroso ma catartico, che ha provocato svolte epocali e prima impensabili come l’unificazione delle due Germanie, l’allargamento dell’Unione Europea verso Est, la restituzione dei fondi ebraici custoditi nelle banche svizzere, e in Italia tangentopoli e la fine della DC, tanto per citare qualche episodio. Un processo non ancora terminato, spesso zoppo, con molti punti oscuri, d’accordo. Ma pur sempre un rimettere in discussione le pratiche consolidate e aprire nuove vie.
A me pare che negli Stati Uniti questo non sia successo. Mi sembra che siano passati a testa bassa da un “nemico” ad un altro (il terrore), senza mai mettersi in discussione, senza mai ripensare alla propria storia, e quindi rimanendo imprigionati nel loro passato.
Io spero che l’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca sia l’effetto, e non la causa, di questo processo di ripensamento collettivo che inizia dal basso. La mia speranza non è tanto nelle doti taumaturgiche del singolo uomo eletto a una posizione difficile in un momento disperato, quanto nella capacità collettiva del popolo Americano di ripensare al proprio passato, e quindi di decidere il proprio futuro. Senza questa spinta dal basso, Obama rischia davvero di diventare il Gorbatchev di un altro Impero in disfacimento.
Allo stesso modo, per la nostra Italia, io non spero nella miracolosa comparsa all’orizzonte dell’Obama nostrano. Spero invece che gli Italiani trovino l’energia e la voglia di fare quello che gli Americani hanno appena fatto. Yes we can.