Blogs and Wikis in Business.doc

Andrea mi segnala questo documento pubblicato da Microsoft nel luglio 2006, dove si annuncia che SharePoint Services 3.0 supporta blogs, wikis e RSS, strumenti che vengono definiti addirittura “revolutionary forces” a pari livello con la posta elettronica. E fin qui tutto bene.

Poi trovo frasi del tipo:

“Like e-mail, blogs and wikis are now moving into mainstream business services, and it is important to establish good practice for their planning, deployment, and management, because business tools deliver increased productivity only if you implement them effectively.”

Eh, certo. Se il blog è un business tool, le parole chiave sone quelle: planning, management, productivity! Il blog deve rendere! Quando leggo queste cose mi viene sempre in mente quello che pescava per divertimento: quando hanno cominciato a pagarlo, non si divertiva più.

Altra perla:

“One of the problems with blogs is that they are self-regulating so a reader cannot always be sure that a posting is correct. For a business, it is essential that any communication delivered to customers is not only technically correct, but that it also adheres to company publishing style guidance and standards. While you may be able to manage contributions from within your company through company policies, you cannot regulate what external contributors may post.”

Certo, non è saggio permettere che un business tool si autoregoli, che abbia uno stile indipendente. Controllare, vigilare, nel dubbio reprimere.

Ma la frase capolavoro, per come riesce a condensare in poche parole lo spirito del blog secondo Microsoft, credo sia questa:

“External blogs are a particularly useful way to communicate small chunks of information to your customers or partners.”

Che dire? Qui c’è tutto.

Certamente questo documento è stato scritto da un comitato seguendo le linee guida, secondo uno stile standardizzato; ed è stato controllato da un gruppo ad hoc, approvato da una catena gerarchica e vistato dai consulenti legali. Ma se la Microsoft stessa lo avesse preso per buono, Robert Scoble non sarebbe mai esistito.

(Vedi anche questo post di Dave Winer sulla blogging policy di Apple)