Luca De Biase torna dalle vacanze

Mi dispiace per lui, naturalmente. Ma per lo meno torna con un buon post in cui riprende interessanti studi sul rapporto tra giornalismo USA e internet. Azzeccata la sua conclusione:

“I giornali migliori saranno quelli che si sapranno adattare alla nuova situazione e sapranno ascoltare i lettori non solo nei forum predisposti nelle loro pagine online, ma anche partecipando alle discussioni che i lettori si gestiscono autonomamente”

Molto condivisibile, ma ci vedo un problema di fondo per il quale forse tu hai in mente soluzioni che io non riesco a vedere.

Sono i giornalisti che partecipano alle conversazioni, non i giornali. Quando Luca o Beppe o Carlo o Sergio o Carlo Felice o Barbara o mille altri “bravi giornalisti” (e molti non hanno neanche dichiarato la loro professione) intervengono in un commento o postano su un qualche argomento, lo fanno sempre a titolo personale, a volte anche con un apposito disclaimer.

E non potrebbe essere diversamente: a chi interessa la voce dell’azienda? La conversazione è tra persone e solo le persone ottengono attenzione.

E allora, può il giornale partecipare alla conversazione? E come?