Bel concerto. Molto carina la Sonatina di Ravel. Bach molto drammatizzato, molto spezzato e sincopato, con una ricerca del non convenzionale a tutti i costi che per il mio gusto rischia di scivolare nel famolostranismo.
La Sonata di Liszt, con i suoi dieci minuti di introduzione in un lento crescendo e accumulando e gonfiando in una tempesta sempre più tremenda fino allo sciogliersi nel dolce cantabile e tu pensi “non finirà mica così, il vecchio marpione” e infatti si riattacca a martellare scale vertiginose con il finale che non finisce mai e che a ogni finto finale ricomincia di nuovo fino a quando vorresti alzarti in piedi e gridare “basta basta!” ma c’è ancora il deliquio dell’ultimo accordo che si perde in una singola ultimissima nota bassa che rimane sospesa nell’aria e ti lascia per un attimo nel terrore che non sia quello il finale vero, mi è piaciuta.
Mi è parso che Angela Hewitt abbia dominato la musica con tutta la teatralità necessaria ma, come dire, strizzando anche l’occhiolino alla platea.