Già dall’asilo le avevamo dato il soprannome “quella scema”. Oggi si candida alle elezioni regionali perché “in politica ci sono più porte aperte” e “tanto i discorsi te li scrivono o li copi da qualche parte”.
E non è poi un caso isolato. Altri candidati sono localmente celebri per la rapidità con cui si sono bevuti il patrimonio di famiglia, altri per la feroce perseveranza nel farsi i loro piccoli affari a scapito di tutto e di tutti.
Le poche “persone serie”, che pure ci sono, hanno già la matematica certezza che non saranno mai elette a niente. Vengono esibite come la faccia pulita dei partiti, e tornano nella naftalina con la chiusura delle urne.
E mentre questa armata brancaleone vuole convincermi che sarà senz’altro capace di una svolta epocale o che farà ancora meglio di come ha fatto fino ad oggi, io sono sempre più sicuro che i problemi che mi affliggono non siano di natura politica ma strutturale, e che nessun politico sia in grado di implementare le pur note ma impalatabili soluzioni.
E quindi: che fare?
Io credo che oggi occorra essere all’opposizione sempre, per principio. Il ricambio al potere non è la soluzione, ma è almeno un fattore mitigante.
Viva Prodi, finché non lo eleggono; ma se lo eleggono, viva Berlusconi.