John Pilger, visiting professor a Cornell, nota la qualità surreale della campagna elettorale americana, e dice:
Not a word suggests that the invasion was a colonial conquest, deliberate like any other, and that 60 years of international law make it ‘the paramount war crime’, to quote the Nuremberg judges. Not a word suggests that the American onslaught on the population of Iraq was and is systematically atrocious, of which the torture of prisoners at Abu Ghraib was merely a glimpse.
Cose che viste da lontano appaiono evidenti a chiunque si fermi un poco a riflettere.
Sono poi d’accordo con Pilger quando sostiene che una eventuale vittoria di Kerry non è garanzia di miglioramento: è tutto il sistema politico ad essere malato, non solo i Repubblicani. E la politica non appare in grado di curare se stessa.
Qualcuno vede la soluzione nei movimenti dal basso. Ma questi hanno forza di coesione e cambiamento solo in situazioni disperate (esempio: le Madri di Plaza de Mayo, la caduta del Muro di Berlino; esempio negativo: i girotondi, i blog).
E quindi: bisogna che tutto peggiori prima che possa migliorare?