Entrando nella sala del Dal Verme, ieri sera, la prima delusione è stata notare lo Steinway semichiuso, ad annunciare pubblicamente che “il pianista di stasera non è capace di dosare il suono”. Poi mi sono detto: “Cominciamo con Hindemith, c’è da soffrire”. Invece la Sonata era un’opera giovanile, ancora molto tardo-romantica e neoclassica, con una bella cantabilità del primo movimento ma con un secondo movimento che mi è parso molto lento e poco significativo.
La no. 78 di Brahms si esegue almento quattro-cinque volte l’anno, e ieri non è stata la migliore. Molto delicata, con momenti piacevoli nel primo movimento, ma lentissimo l’adagio, troppo sfibrato per i miei gusti, e alla fine piuttosto anemica. La Sonata 1015 di Bach pure è andata via flebilmente, e arrivati a Saint-Saens confesso che mi sono totalmente distratto a pensare ai fatti miei.
Insomma, è andata così. Mia moglie non è stata molto fortunata, anche perché lunedì prossimo lei non può, e io ancora ho biglietti per Natalia Gutman e Elisso Virsaladze (Beethoven/Mendelssohn/Brahms)…