Un conto sono le chiacchere sui pirati di Kazaa, sugli scaricatori di MP3 e sulle presunte vendite perse, e un conto sono i fatti. Copio dal sito della FIMI i dati sulle vendite di CD in Italia nel 2002:
Globalmente il fatturato del 2002 è stato di 340 milioni di euro contro i 338 dello scorso anno. Un incremento di soli 2 milioni di euro.
Il cd album, la fetta più importante del mercato, cresce del 17,58% a unità e del 6,52% a valore.
Forte contrazione nel segmento che racchiude generalmente le novità che cala del 9,00% a valore e del 5,62% a unità, confermando un andamento negativo già evidenziato nel primo semestre, mentre guadagna il cosiddetto catalogo medio prezzo con una crescita del 64,21% a valore e del 71,74% a unità.
Continua la caduta dei singoli che calano del 17,75% a unità e dell‘ 15,99% a valore.
Crescono le compilation sia italiane che internazionali che rappresentano, complessivamente, il 12% del mercato contro il 7% dello scorso anno.
Il repertorio italiano ottiene una nuova forte affermazione, già evidenziata nel primo semestre. La musica italiana rappresenta il 46% del totale contro il 48% dell‘internazionale.
Inversione di tendenza per il repertorio classico con un incremento a unità dell‘ 75,97% e del 13,85% a valore, e ciò dopo quattro anni di calo costante. Oggi la musica classica rappresenta il 6% del mercato.
Le case discografiche nel mondo si lamentano ma a me questi dati parlano di grande successo, specialmente se consideri che tutta l’economia è in crisi.
Significativo il calo delle novita, che interessano sempre meno, e l’allargamento del catalogo: sono forti segnali per chi cerca di lanciare la prossima Britney Spears. Che stia finendo la monocultura?
Il catalogo a medio prezzo cresce del 64%. Abbassando i prezzi aumentano le vendite! Stupefacente.