Il riassuntino, per la cronaca

Più di venti mesi fa, al ricevimento dell’ennesimo spam che diceva “questo non è spam perchè ho preso l’indirizzo da internet”, mi sono incazzato. Che vuoi, una debolezza: ma mi sono incazzato.

Lo spam offriva i servizi di una società con relativo sito, che sono andato a visitare e dove ho trovato un indirizzo e numero di telefono. Poi tramite whois ho scoperto il nome della persona che aveva registrato il sito. Ho copiato/incollato il tutto sul mio blog e mi sono sentito subito meglio.

Mi sono totalmente dimenticato della cosa fino a venerdì scorso, quando il provider mi ha informato della minaccia di denuncia e del fatto che se non risolvevo in qualche modo mi avrebbero oscurato quella pagina. Ho risposto via email con le mie ragioni, credo in forma chiara e pacata. Sorprendentemente, attorno alle undici di Lunedì il provider mi ha oscurato tutto il sito “provvisoriamente in attesa della soluzione della vicenda”.

Quando me ne sono accorto, nel pomeriggio, gli ho chiesto cosa intendeva con quel “provvisoriamente” e che procedura aveva intrapreso per la “soluzione”, e quanto tempo ci avrebbe messo. Con un lungo giro di parole mi ha spiegato che quel “provvisoriamente” significava in realtà “indefinitamente”, e che in realtà non avrebbero fatto un bel nulla.

Per riottenere il mio sito, ho quindi acconsentito a togliere la pagina d’archivio in questione. Attorno alle quattro e mezza del pomeriggio il sito era di nuovo in piedi.

Forse ho fatto male a prendermela con lo spammer, certo non sono stato cortese. Ma sono sicuro di non aver violato nessuna legge. Ricordati anche che all’epoca l’attenzione del Garante non era così concentrata sullo spam come adesso.

Per finire, di questa vicenda non faccio troppa colpa al mio provider, dubitando che un altro avrebbe reagito diversamente, che tiene famiglia pure lui: resta il fatto che un provider italiano non è in condizione di difendere i suoi clienti.