Ti è mai capitato, su un giornale, di leggere “non sappiamo come è andata”? Il giornale deve sapere, e quando non sa, si inventa: che tanto la fa franca con tutti, quasi tutti; e quei pochi che invece sanno, chi se li fila?
Sull’incidente aereo di qualche giorno fa, trovo in rete la descrizione di un appassionato:
“Al rientro dal sorvolo del lungomare di Ostia, in occasione dell’inaugurazione del locale air show, il Siai SF260 I-ISAG dell’Aero Club di Roma è purtroppo precipitato presso l’aeroporto di Roma Urbe. In ascolto sulle frequenze locali, stavo seguendo l’atterraggio di emergenza a causa della mancata accensione della spia del carrello. Dopo un basso passaggio e la verifica da parte del personale di torre che il carrello fosse sceso (ma non bloccato), l’istruttore ai comandi ha deciso per l’atterraggio. Alla toccata il carrello è rientrato con la conseguente “panciata” dell’aereo al suolo. Le scintille hanno innescato un incendio subito propagato all’intero apparecchio, causanto la morte dei due occupanti in un modo che è tristemente immaginabile”.
Noto la competenza tecnica, l’asciuttezza e la notizia importante: avaria, istruttore ai comandi, gestione dell’emergenza, fatalità.
Ma sui giornali avevo trovato un’altra notizia, che non c’entra niente.