Odio la spiaggia, amo il mare

Ripensando alle vacanze a Coda Cavallo, già con nostalgia indicibile: sono andato tutti i giorni per isole e calette col mio gommoncino, tranne l’ultimo giorno che l’avevo tirato su e rimesso sul carrello.

Quell’ultimo giorno Elena ed io siamo scesi alla spiaggia sotto casa due volte, mattina e sera, senza altri accessori che costume e ciabatte. Lasciate le quali su di un fazzoletto di sabbia libero, ci siamo buttati in acqua in lunghe nuotate. Tornati a riva, immancabilmente, le ciabatte erano sepolte da vari strati di ombrelloni, teli, materassini, borse frigo, bagnanti, telefonini, creme, racchettoni, cicche di sigarette, eccetera eccetera.

Chiesto permesso e ricevuto uno “scusi non le avevo viste” che col mio 44 suonava leggermente falso, rimesse le ciabatte ai piedi fuggivamo veloci passando dietro la spiaggia, dove gli spiazzi erano occupati da bar-piadinerie con vista parcheggio, mentre la macchia mediterranea era uniformemente inghirlandata da allegri festoni di carta igienica usata.

Adesso in Sardegna è andata mia sorella, e mi dice che c’è ancora molta gente.