C’è una interessante discussione nei commenti al weblog di Giulio Mozzi, e sono rimasto assai colpito da questo sfogo di Remo Bassini:
Premessa: sono un giornalista di un “piccolo” giornale; vedo che la discussione è quanto mai animata: non m’intrometto, ma voglio semplicemente dire che penso su un argomento che mi è caro. Dunque, ho, anzi, abbiamo letto due pezzi. Uno di un giornalista, l’altro di Mozzi. Bene. A questo punto confrontiamo. Cos’è che risalta subito agli occhi? Che mentre Mozzi è stato testimone del fatto il giornalista alla stazione non ci ha messo piede. Non ha visto i giapponesi, non ha visto i resti maciullati della donna… insomma, non ha visto. Il pezzo che ha scritto, quindi, gliel’ha suggerito qualcuno: o un dispaccio di agenzia, o un poliziotto. Fosse andato in stazione avrebbe intervistato e virgolettato le affermazioni di qualcuno e, soprattutto, avrebbe respirato la stessa aria che ha respirato Mozzi: un dramma. Mozzi invece, che giornalista non è, ha raccontato, a suo modo, col suo stile, cos’ha visto. In altri termini cos’è successo. Magari gli sarà sfuggito qualche particolare, ma da un fatto Mozzi ne ha tratto una notizia. Quando si va in una scuola elementare e un bimbetto chiede che differenza c’è fra uno scrittore e un giornalista gli si spiega che il primo inventa mentre il secondo racconta. Ma per raccontare occorre vedere, esserci. Se un giornalista va sul posto, credetemi, il pezzo al 99,99 per cento lo firma. Se il giornalista avesse visto le stesse cose che ha visto Mozzi non avrebbe avuto bisogno della fiction.Che per me – lo dico da giornalista – ha un significato chiaro: inventare, ingigantire, storpiare anche. E’ il male neanche troppo oscuro del giornalismo italiano, oggi. Ma lo sapete che al Corriere (di Buzzati) o a Repubblica quasi il 50 per cento delle notizie vengono raccolte dalle agenzie come l’Ansa? E le altre? Le si ottengono via fax (comunicati stampa delle forze dell’ordine) o via telefono. Qualche rara volta il giornalista va sul posto. Dipende dalla sensibilità di chi fa questo mestiere. Ho un collega che lavora al Gazzettino, redazione di Venezia; ha problemi di deambulazione, ma quando capita qualcosa prende e va. Ed ha solo 27 anni. Ma la maggior parte dei miei colleghi se sa che c’è stato un incidente, un suicidio o una rapina resta in redazione. Dove le notizie comunque arrivano… E’ da tempo che i giornali vendono meno e sono in crisi; si salvano solo alcune nichhie, specie in provincia. Ma non voglio annoiarvi troppo… Dal mio punto di vista dico solo che Mozzi ha messo in risalto un problema con cui mi confronto quotidianamente. Un saluto a tutti.
Sono sempre più convinto che il blog rappresenti una grande opportunità per un buon giornale e per un buon giornalista.