Maisky a Milano

C’era il violoncellista Misha Maisky (è stato allievo di Rostropovich) ieri sera al Conservatorio, accompagnato al pianoforte da Pavel Gillov, con il seguente programma fatto apposta per mim*mina:

Johannes Brahms

3 Lieder… ohne Worte:

Sappishe Ode, op. 94/4

Wie Melodien zieht es mir, op. 105/1

Aus “Vier ernste Gesange”, op. 121/1

Sonata in re maggiore op. 78

3 Lieder… ohne Worte:

Sommerabend, op. 85/1

Mondenshein, op. 85/2

Feldeinsamkeit, op. 86/2

Sonata in mi minore op. 38

La prima cosa da dire è che il pianoforte non era semichiuso, come quando il pianista è incapace di dosare. Buon segno! Infatti Gillov ha accompagnato molto bene, secondo me.



Maisky è un interprete dal suono che potresti definire “eroico”: sempre sofferto, irruente, passionale. Non so se hai presente Mario Brunello: l’esatto opposto. E quindi i Lieder erano lirici, certamente, ma di un lirismo sempre doloroso, cupo, sofferente, pessimista. Mancava la grazia, la morbidezza. Per fare il paragone con il cinema, di un attore che fa sempre il cattivo diresti che è un caratterista, non un interprete.

La Sonata 78, celeberrima, nella trascrizione da violino a violoncello perde in agilità, ma questo mi pare inevitabile. Parlerei di esperimento interessante ma non perfettamente riuscito. Ma in più ieri mi sembrava una esecuzione troppo a scatti, o a strappi.

La sublime Sonata 38 (qui l’inizio) invece è stato il meglio della serata. Finalmente ho sentito la musica fluire, piena di fascino. Forse poca chiarezza nelle battute conclusive dell’Allegro finale, se proprio vuoi fare il pignolo, ma è stato bello lo stesso.

Un ultimo Lieder di bis e diluvio di applausi con tifo da stadio dalle gradinate.