Ieri sera a Milano c’era il bravo Vadim Repin (stupendo Stradivari “Ruby” del 1708) accompagnato al pianoforte da Alexander Melnikov. Il programma:
Giuseppe Tartini
Sonata in sol minore “Il trillo del diavolo”Serghei Prokofieff
Prima Sonata in fa minore op. 80Edvard Greig
Sonata in sol maggiore n. 2 op. 13Ernest Chausson
Pome op. 25 per violino e pianoforteMaurice Ravel
Tzigane per violino e pianoforte
Si tratta di un programma ben collaudato, che Repin porta in giro per il mondo da qualche mese; ed in effetti c’era perfetta intesa tra i due.
Di solito nei programmi il primo brano è “di riscaldamento”: non troppo difficile, non troppo lungo, buono per rompere il ghiaccio. Di solito il Trillo del Diavolo (difficile, brillante, ma anche intenso) te lo aspetti come gran finale. Repin invece ce l’ha proposto di aperitivo, come dire “guarda di cosa sono capace”.
Molto bello anche Prokofieff, molto cupo l’inizio con il famoso inizio in sordina e le velocissime scale a imitare “il soffio del vento su un cimitero”; e poi con l’andante “lirismo senza sole”.
Durante Prokofieff, per due volte ho visto il pianoforte ondeggiare di un dieci centimetri buoni sotto i colpi ribattuti di Melnikov, tant’è vero che all’intervallo un inserviente è venuto a serrare meglio il blocco delle ruote dello Steinway.
Sempre all’intervallo l’accordatore si è prodotto in una sostituzione al volo di una corda, raccogliendo alla fine calorosi applausi.
Grieg mi è sembrato abbastanza convenzionale, privo di sorprese, quasi noiosetto. Un poco meglio mi è parso Chausson, ma insomma non entusiasmante.
Infine la Tzigane che abbiamo appena ascoltato anche da Uto Ughi: Repin la esegue con forse minore veemenza, ma con maggiore attenzione e con una più ampia gamma di colori. Il brano inizia con una cadenza di violino solo che ziganeggia in lungo e in largo per poi lanciarsi con il pianoforte in un forsennato gioco di virtuosismi.
Grandi applausi finali da un pubblico poco numeroso. E’ stato un gran bel concerto.