Andras Schiff a Milano

ieri sera al Conservatorio c’era l’Accademia d’Archi di Bolzano, con Andras Schiff direttore e solista, con il seguente programma:

Johann Sebastian Bach

Concerto per pianoforte, flauto e violino in la minore BWV 1044

Franz Joseph Haydn

Sinfonia n. 52 in do minore Hob. I/52

Ludwig van Beethoven

Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in si bemolle maggiore op. 19

Comincio subito dicendoti che non è stato un bel concerto, tanto per disperdere il solito buonismo natalizio. Non c’era feeling tra l’orchestra e il direttore, e lo si vedeva nei volti degli orchestrali: atteggiamenti passivi, occhi bassi, sguardi spenti, poca partecipazione fisica alla musica.

Il concerto di Bach è stato addirittura imbarazzante. Una giovane signora, in piedi di fianco al pianoforte, portava un flauto alla bocca e faceva movimenti come per suonarlo, ma nessuna nota è giunta alla platea. La responsabilità io la addebito tutta al pianista-direttore che non ha armonizzato i suoni della sua orchestra.

Anche Haydn si è trascinato un poco stancamente e senza emozioni.

Meglio è andato il concerto di Beethoven. L’orchestra si è ravvivata un poco, con qualche segno di maggiore partecipazione, e una buona interpretazione da parte di Shiff. Ma questo stesso concerto ce lo suonerà il 2 febbraio Marta Argerich con l’Orchestra di Padova e del Veneto, e solo allora capiremo quanto è stato brutto il concerto di ieri.

Davanti a esibizioni di questo tipo io continuo a chiedermi se hanno provato, e quanto hanno provato. Perché se si vedevano ieri sera sul palco per la prima volta, allora tanto di cappello. Ma solo in quel caso!

Come bis Andras Schiff ci ha servito il finale del Concerto Italiano di Bach, tirato via frettolosamente e alla bell’e meglio. S’era stufato anche lui.