Dovevo andare a Milano stamattina ma il Seveso è straripato e tutta la zona è bloccata, incluso il metrò; il traffico è impazzito e mi hanno avvisato di non provarci neanche. Allora ti racconto della due giorni musicale con la Europa-Philarmonie.
Questa è una grande orchestra. Non solo nell’imponente organico di una settantina di giovani componenti (ho contato contrabbassi cinque, violoncelli otto, percussionisti due, flauti due, violini innumerevoli): anche nella qualità del suono, nella concentrazione, nell’entusiasmo e nell’empatia che hanno suscitato nel pubblico.
Concerto di Domenica: Ludwig Van Beethoven
Concerto n. 1 in do maggiore per pianoforte e orchestra op. 15
Pianista Maurizio MorettiConcerto n. 4 in sol maggiore per pianoforte e orchestra op. 58
Pianista Andrea Bacchetti
Concerto di Lunedì: Petr Il’ic Ciaikovsky
Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 35
Violinista Ivry GitlisSinfonia n. 6 in si minore op. 74 “Patetica”
Per una orchestra così grande avrei preferito forse essere in quindicesima fila invece che in quinta, specialmente la domenica, con il pianoforte di mezzo che mi copriva un poco i violoncelli.
Moretti al pianoforte si è un poco impastato nei passaggi più veloci del Rondò finale. Ha poi bissato con Alexander Borodin “Nel Chiostro” e una mazurka di Chopin, pezzi che oserei definire “uneventful”.
Altra storia con il concerto n. 4, musica più complessa e più interessante. Bacchetti non si è mai perso, e ha tirato fuori una bella interpretazione. Come al solito sembrava agitatissimo, non stava un secondo fermo, sembrava pettinato con i mortaretti, ma ha suonato bene. Del resto, non è mica un concorso di bellezza…
Bacchetti ha bissato con un bel “The Man I Love”, con una Sonata di Scarlatti e con le ultime battute del Rondò finale del concerto, molto applaudito dal pubblico non numerosissimo e dall’orchestra stessa.
Sala invece piena il giorno dopo, per ascoltare il leggendario Glitis (Stradivari “Sancy” del 1713), ormai ottantenne ma ancora in gamba. A causa dell’umidità, molto più tempo del solito è stato dedicato all’accordatura. Il concerto in re maggiore è uno dei suoi cavalli di battaglia. Lo suona in modo molto personale, per niente stucchevole, e ti confesso che durante lo struggente Andante io mi sono profondamente commosso.
Alla fine Glitis si è rivolto alla platea e ha detto “Questo vecchio violino di 300 anni soffre per questo tempo, e anch’io!”. Poi ha bissato con delle sue variazioni sul tema della filastrocca “Twinkle twinkle little star” e infine ha ripetuto l’Andante. Applausi a non finire.
Nella seconda parte del concerto, l’orchestra da sola ha eseguito la “Patetica”, mettendo in bella evidenza i fiati e i violoncelli, in una interpretazione bella e opulenta.
Insomma, sono rimasto molto entusiasmato. Era da tempo che non ascoltavo un’orchestra così.