Lunedì scorso ero al Conservatorio di Milano a sentire il pianista Andras Schiff. Programma:
Franz Joseph Haydn
Sonata in do maggiore Hob. 50Ludwig Van Beethoven
Sonata in mi maggiore op. 109Franz Shubert
Sonata in do minore D 958
Sul palco erano stati preparati due pianoforti: a destra uno Steinway (Haydn e Beethoven), a sinistra un Bösendorfer (Shubert e bis).
Ci ho pensato un poco prima di raccontarti della serata. L’anno scorso Schiff con i concerti di Bach era stato uno degli avvenimenti della stagione. Ma l’altra sera, soprattutto sul repertorio romantico, non mi ha convinto molto.
Le doti di Schiff mi sembrano l’eleganza, la chiarezza di esposizione, la precisione, e una certa rigorosità nei confronti dello spartito: doti che brillano particolarmente nelle sottigliezze del repertorio barocco. Ma queste doti, nel repertorio romantico, mi paiono quasi un impedimento. Soprattutto ascoltando il suo Beethoven avevo l’impressione che lo spartito contenesse molta più musica di quella che Schiff stava tirando fuori.
Non voglio dire che il pianismo romantico debba ispirarsi a un Liberace, per carità. Io sono per la sobria eleganza, ma con dentro il fuoco di Marta Argerich.
Comunque, Schubert è stato il meglio della serata, specie il finale. Come bis, l’intera Sonata op. 110 di Beethoven.