Anche ieri sera concerto. Il giovane pianista Freddy Kempf ci ha presentato un programma con alti e bassi.
Inizio con Scarlatti, Sonata in re maggiore K119, sparata a grande velocità e grande volume: e il languore mediterraneo, la sensualità? niente da fare.
Poi Bach, con la stupenda Partita in mi minore n.6 BWV 830, bene nelle parti lente, poi malissimo nelle parti veloci troppo veloci e ancora fortissime.
Quindi il viandante di Shubert: La Fantasia in do maggiore D760 “Wandererfantasie”: bella musica, ma ancora nel presto Kempf corre corre corre e non sa dove.
Ho l’impressione che l’interpretazione venga sacrificata alla velocità e al furore: quando si infervora a suonare fortissimo e velocissimo, sembra non sappia più cosa stia suonando. A questo punto a me viene in mente in mente Roberto “mani di pietra” Duran, e il mio vicino Amedeo pensa piuttosto a “Bum Bum” Mancini.
Si finisce con Ravel, Gaspard de la nuit, che è stato il brano meglio riuscito della serata. L’interpretazione di Kempf mi è piaciuta davvero tanto, è mi è sembrato che l’avesse studiato e assimilato molto ma molto di più rispetto al resto. Avesse suonato solo questo, sarebbe stato un concerto perfetto. Ma chissà se gli artisti, e soprattutto gli artisti giovani, sono liberi di scegliersi il repertorio, o se devono sottostare alle richieste di musica più tradizionale…
Bis pestosissimo di Liszt.