Jenny “The shifted Librarian” riporta un pezzo del New York Times su come cambiano i media negli Stati Uniti, dove il 61% della popolazione adulta ha accesso a internet. Soprattutto un passaggio ha attirato la mia attenzione:
“…the reason that people were using AOL and the Internet was to get information that they were not getting from traditional media, which was created to satisfy more general interests. “The media that Time Warner does,” he said, “is very good at satisfying generic interests but isn’t good at satisfying each individual’s very unique, specific interest”…
E in effetti, ultimamente, ogni volta che ascolti un telegiornale non ti girano le scatole? Per il tipo di notizie scelte (sempre le solite) e per quelle taciute? Per la totale mancanza di spessore e per l’enfasi su tutto ciò che è morboso? Rimani impassibile davanti all’agghiacciante volgarità del microfono ficcato in bocca al parente in lacrime? Io non ce la faccio più.
Invece su internet non c’è audience, non c’è share, non c’è pubblicità. Meglio: se anche queste cose ci fossero (e qualcuno ancora sostiene che ci sono), non influenzano la tua capacità di scegliere e aggregare le notizie e i contenuti attorno ai tuoi particolari interessi. E’ per questo che il Big Media non ha futuro.