Oggi ero a Torino. Prima tappa, la mostra a Palazzo Cavour: “Dal Vero – Il paesaggismo napoletano da Gigante a De Nittis“. Mostra molto ben organizzata, ottima scelta di opere, ottima disposizione. Dal catalogo:
“Una prima sezione (dagli anni ’20 agli anni ’50 dell’Ottocento) esamina un periodo in cui convivevano il “paesaggismo storico” di Beniamino De Francesco e del giovane Giuseppe Palizzi e la più moderna “Scuola di Posillipo” (Giacinto Gigante, van Pitloo, Teodoro Duclère, Consalvo Carelli).
Una sezione centrale (anni ’50 e ’60) è dedicata all’indagine sulla luce e sulle premesse della “macchia”, nel momento in cui comincia l’esperienza integralmente verista dei fratelli Palizzi – maturata a contatto con i rappresentanti della Scuola di Barbizon.
La terza e ultima sezione riguarda infine lo sviluppo della “pittura dal vero” in direzione della visione sintetica “a macchia” elaborata da Michele Cammarano nella sua fase matura e soprattutto dalla cosiddetta “Scuola di Resina”.
Poi, nella zona del Balòn, il mercato di antiquariato, roba vecchia e ciarpame più famoso della città, invaso periodicamente da bancarelle piene delle cose più incredibili, per pranzare alla Trattoria Valenza (Via Borgodora 39, tel. 011 5213914, chiuso la domenica), dove con € 68,00 abbiamo mangiato benissimo in quattro. Abbiamo cercato di carpire il segreto del “caffè della casa” ma il Signor Walter è stato irremovibile.
La mostra sul paesaggismo continuava idealmente alla Galleria d’Arte Moderna, con la bellissima mostra temporanea “De Nittis e la pittura della vita moderna in Europa” che mostrava invece il De Nittis parigino, ritrattista di volti, di strade e di vita cittadina.
In tutte le opere paesaggistiche la stessa tecnica: primo piano in ombra, secondo piano inondato di forte luce. Si crea un effetto di luminosità e profondità davvero stupefacenti, con ad esempio certi riflessi di un piatto, in una tavola apparecchiata all’aperto, resi con pochi magistrali colpi di bianco. Invece nelle opere parigine la luce è diffusa, i cieli sono lividi di una pioggia fredda e ventosa, oppure caliginosi al tramonto. Molto interessante.
E per finire, sempre al GAM, già che c’eravamo, ci siamo visti il secondo piano della collezione permanente, dedicato all’ottocento italiano in generale, con molte importanti opere di autori non solo piemontesi. Insomma, una scorpacciata.