In un incidente non c’è mai un rapporto diretto causa/effetto, ma sempre una catena di eventi che portano al disastro finale. Piccole dimenticanze, innocue distrazioni o errori che da soli non causerebbero nulla, si rivelano fatali quando si assommano. Occorre quindi stare sempre all’erta.
Prendi ad esempio le nostre strade, con circa 60 morti a settimana, e pensa per un attimo a che addestramento alla sicurezza riceviamo assieme alla patente. L’unica volta che ho dovuto fare una frenata di emergenza, come un fesso ho premuto a fondo con entrambi i piedi, e la macchina non si è fermata più…
Invece un pilota di aerei riceve un preciso addestramento alla gestione delle emergenze, e sa cosa fare in caso di pericolo. Esistono delle procedure, delle check-lists, e il pilota addirittura le legge ad alta voce per essere certo di non aver dimenticato niente. Ad esempio:
Electrical Fire in Flight
- Master Switch — OFF
- All Other Switches (except ignition switch) — OFF (includes radio power, pitot heat, radios, lights, and electrical equipment)
Questo è quello che ha fatto Luigi Fasulo: ha spento tutto. Un giornalista a caccia di sensazionalismi direbbe: “per nascondersi al radar”. Un pilota dice: “evidentemente aveva un problema elettrico, forse anche con fumo a bordo”
A questo punto il pilota è solo con le sue decisioni, non sente la radio e ha un problema: atterrare subito, prima che la situazione peggiori. Ma a Linate gli avevano già detto di aspettare: quindi decide per l’alternato.
Un pilota in atterraggio ha sempre pronto un aeroporto di riserva, e per Fasulo l’alternato è Bresso: è vicino 6 miglia, ha un’ottima officina di riparazione, non è affollato dall’aviazione commerciale.
Ora se chiedi a un pilota privato come atterrare a Bresso proveniente da Linate, ti risponderà come fanno tutti: “Facile! Allora tu fai rotta verso il Pirellone, che si vede bene anche con foschia, e all’altezza di Bresso viri a destra e sei in finale per la pista 36”
Questo è quel che ha fatto Fasulo: ha puntato il Pirellone, ha messo l’autopilota e si è dedicato al suo problema immediato: far scendere e bloccare il carrello per l’atterraggio, con la procedura manuale “a manovella”.
Avrà dovuto ridurre la velocità, altrimenti la resistenza dell’aria sarebbe stata troppo forte. Stiamo parlando di una manciata di secondi: non si sarà accorto della perdita di quota, avrà perso tempo con il carrello, si sarà sentito male, e le sei miglia tra Linate e il Pirellone erano già finite. Non sapremo mai com’è andata esattamente.
Questo è quello che dirà il rapporto della commissione d’inchiesta, tra qualche mese, quando non interesserà più a nessuno. Trafiletto in ventesima pagina.