Umberto Santucci mi segnala il suo articolo di critica a Clifford Stoll, che sostiene che è meglio che i computers non entrino a scuola.
La spiritosa e acuta confutazione può essere usata anche per i vari luoghi comuni contro l’informatizzazione. Esempio:
G: Con quali danni sostituiremo la comunità reale del vicino di casa, del compagno di scuola, dell’amico del bar con la comunità virtuale delle voci senza volto con cui pensiamo di comunicare via e-mail o con i messaggi telegrafici e inespressivi Sms?
U: Ma quando mai i vicini sono stati persone interessanti? Se lo fossero le riunioni di condominio sarebbero serate eccitanti! Non è sempre successo che si sia cercata l’affinità elettiva con persone di altri luoghi e altri tempi? E non ci sono sempre stati scambi epistolari pieni di passione e di idee?
Tra parentesi, forse ti ho già raccontato che nella scuola media di mio figlio hanno messo un’aula informatica piuttosto bene attrezzata. L’aula non viene più usata perchè gli allievi mettono gli screensavers con le parolacce e i professori non sanno come toglierle.