Babelizer e la Stanza Cinese

Alle mie amiche traduttrici, mia moglie inclusa, piacerà certamente Babelizer. Nato dalla perfidia di Carl Tashian, prende una tua frase inglese e la passa cinque volte a babelfish, in cinque lingue diverse, avanti e indietro per ognuna da e verso l’inglese.

La parte interessante è che oggi, per ottenere il risultato buffo, devi usare cinque lingue e dieci passaggi: cinque anni fa la frase originale era già irriconoscibile al secondo passaggio.

Verrà il momento in cui i computers cominceranno a pensare e tradurranno correttamente? No, secondo Searle. Dal Gruppo di Frascati:

John Searle

Negli anni ’80, John Searle ha concepito una critica abbastanza nuova, indirizzata all’assunto di fondo del programma di ricerca classico: ovvero, l’idea che una manipolazione adeguata di simboli strutturali tramite l’applicazione ricorsiva di regole che tengano conto della struttura possa produrre un’intelligenza cosciente.

Searle si basa su un esperimento concettuale avente due caratteristiche fondamentali. In primo luogo, la macchina MS deve attuare una funzione ingresso-uscita capace di sostenere una conversazione superando il test di Turing. In secondo luogo, la struttura interna della macchina è tale che, comunque essa si comporti, un osservatore abbia la certezza che né la macchina, né alcuna sua parte capisce il linguaggio discorsivo.

Tutto ciò che la macchina contiene è una persona che parla solo l’inglese e che seguendo una serie di istruzioni scritte manipola i simboli cinesi che entrano ed escono. In breve, il sistema dovrebbe superare il test di Turing, pur non comprendendo né il cinese né il vero contenuto semantico del cinese.

La conclusione generale di Searle è che un sistema che si limiti a manipolare simboli fisici che tengano conto della struttura sarà al massimo una vuota parodia dell’autentica intelligenza cosciente, poiché è impossibile generare la vera semantica semplicemente macinando una vuota sintassi. Gli elementi dell’intelligenza cosciente devono possedere un contenuto semantico reale.

Se la stanza cinese supera il test di Turing, dirai che è intelligente la stanza o è intelligente chi ha scritto il manuale di traduzione dal cinese?

Se un programma per computers svolge compiti intelligenti, è intelligente la macchina o il programmatore che ha fatto il programma?

Se un libro mi commuove, è commovente la carta o l’autore?

Sospetto che il problema dell’intelligenza artificiale nasca dalla poca dimestichezza tra filosofia e informatica. Devo rileggere Hofstadter e Penrose.