Uto Ughi a Milano

Ieri sera Uto Ughi era a al Conservatorio di Milano con l’orchestra “I Filarmonici di Roma”. Sala Verdi ripiena fino all’inverosimile, tanto che hanno fatto accomodare molta gente sul palco dietro all’orchestra e il concerto è cominciato con quindici minuti di ritardo.

Programma:

A. Vivaldi: Concerto per archi e basso continuo in la maggiore

J.S. Bach: Concerto in la minore per violino, archi e basso continuo BWV 1041

A. Vivaldi: Le Quattro Stagioni

Che dire? Più la musica è bella, meno tollera le approssimazioni. I Filarmonici di Roma hanno suonato in modo penosamente imbarazzante a tratti, ma comunque sempre approssimativo e improvvisato. Frequenti le stonature, gli attacchi disomogenei: insomma un disastro. Forse leggevano a prima vista?

Per quanto riguarda poi l’interpretazione, zero assoluto. In questo marasma, Uto Ughi, accordando il suo violino con l’orchestra all’inizio, sussurrava perplesso: “Ma come suona questo qui?”. Ha poi litigato con lo strumento durante tutto il concerto, e raramente ha avuto la meglio.

Due bis ancora dalle Quattro Stagioni (Adagio dall’Inverno e Presto dall’Estate), tra il tripudio e le acclamazioni di un pubblico in delirio.

Mentre tornavo a casa, pensavo che i grandi concerti si capiscono dopo, con il tempo. E ricordavo che sempre in Conservatorio verso fine ottobre avevo ascoltato la Venice Baroque Orchestra con Giuliano Carmignola solista: la loro vibrante esecuzione delle Quattro Stagioni mi era piaciuta immensamente allora, ma ancora di più adesso.

Quello è stato un concerto memorabile.

Giuliano Carmignola (photo Nana Watanabe)